Home > Approfondimenti > Sintomi -> Come curare la Lombalgia: le tecniche fisioterapiche
La lombalgia, rappresenta statisticamente, una delle poche (fortunatamente) problematiche, che affligge almeno una volta nella vita quasi il 100% della popolazione. Lo stile di vita, la quantità di attività fisica, lo stress, sono alcuni dei fattori che influenzano positivamente o negativamente la salute della nostra colonna. Questa è la ragione per cui è semplice soffrire di mal di schiena, ed è anche la ragione per cui la risoluzione di questo problema non sta in un solo rimedio, ma molto spesso è una modifica di diversi fattori che porta alla risoluzione del problema. Ancor meglio è la prevenzione il miglior alleato della nostra colonna. Cicli di rieducazione prestabiliti e calendarizzati, ginnastica posturale, sport, alimentazione corretta ed equilibrata sono alcuni degli accorgimenti che possono essere fondamentali nella gestione corretta della lombalgia. La fisioterapia è uno degli strumenti che viene utilizzato nella gestione acuta e subacuta della lombalgia.
All’interno di questo articolo cercheremo di fare chiarezza sui possibili rimedi nelle diverse fasi della lombalgia e sulla lombalgia in contesti specifici come la gravidanza e la menopausa.
È doveroso ricordare che la comprensione della patologia, come sempre, traccia il percorso terapeutico specifico e personalizzato del problema, consentendo di trovare sollievo dal dolore nel modo più rapido possibile. Per poter comprendere se la strada da percorrere sia medica, fisioterapica, osteopatica o riguardante il mondo dell’attività fisica, è fondamentale riuscire ad avere maggiori informazioni possibili sulla vita del paziente e su come si è instaurato il dolore lombare in modo tale da accompagnare il soggetto verso una guarigione duratura.
La lombalgia, etimologicamente, è una parola composta da “lombi” e “algia” che significano dolore lombare. Ne si evince quindi che la parola lombalgia non indica una patologia, bensì un sintomo, appunto il mal di schiena.
È una parola che racchiude in sé tutti i fattori scatenanti del mal di schiena, siano essi su base traumatica o degenerativa, viscerale o da insufficienza muscolare, etc..
Si comprende facilmente come questo termine da solo sia incompleto per riuscire a riconoscere i diversi tipi di lombalgia, e, come è stato evidenziato anche in precedenza, senza delle informazioni aggiuntive è molto difficile individuare il giusto percorso terapeutico da intraprendere.
In questo caso si analizzano diverse classificazioni della lombalgia. La lombalgia, se correlata al meccanismo del dolore e alla fase temporale di insorgenza può essere definita come acuta o cronica.
La lombalgia acuta è caratterizzata da un esordio improvviso, a volte traumatico, con un picco del dolore che si raggiunge in breve tempo (a volte immediatamente o nell’arco di qualche ora) con caratteristiche legate a sensazione di bruciore, impossibilità nei movimenti delle braccia, delle gambe o nel cammino. La fase acuta di solito termina nell’arco di 2-3 giorni, in cui il soggetto, nella maggior parte dei casi, osserva un periodo di riposo funzionale oppure cerca di muoversi in modo cautelato a seconda di come la sua schiena lo permetta cercando sollievo nel trattamento farmacologico.
La lombalgia cronica indica un meccanismo di dolore completamente diverso e legata a una temporalità differente rispetto alla lombalgia acuta. Per lombalgia cronica si intende un dolore che è presente da diverso tempo (da mesi ad anni) resistente o comunque poco trattabile con i diversi approcci terapeutici. Il dolore in questo caso è più sordo, costante, continuo, che aumenta in caso di sollecitazioni troppo intense o durature, per poi ritornare sui suoi livelli di base, ma senza mai risolversi del tutto. In questo caso, la raccolta dati volta ad identificare le caratteristiche di questa lombalgia è quanto mai fondamentale. Il più delle volte questi tipi di lombalgia non sono da riferirsi a traumi o movimenti poco corretti, ma perlopiù ad abitudini di vita errate, poca attività fisica, stress, dismorfismi acquisiti in età adolescenziale (scoliosi, ipercifosi). In questo caso anche il fattore psichico gioca un ruolo molto importante, in quanto chi soffre di questa forma di lombalgia è provato dai continui dolori, poco collaborante ed incline all’abbandono dei diversi trattamenti terapeutici proposti se non comprovati da un’immediata riduzione del dolore, che però difficilmente si instaura, soprattutto se il dolore è presente da molto tempo (anni).
La lombalgia può essere anche definita come meccanica. In questa definizione si identifica una tipologia precisa di base lombalgica e per l’esattezza quella in cui vi è un problema delimitato nella sfera articolare o muscolo-articolare. In questo caso il dolore è più legato alla componente della sollecitazione. Il paziente di solito riferisce che se viene eseguito un movimento preciso e specifico o se viene mantenuta un certo tipo di posizione, insorge il dolore. Se quella posizione o quel movimento vengono evitati, il dolore si risolve spontaneamente fino alla sua scomparsa. Durante tutto il resto dell’impegno della colonna vertebrale durante la vita quotidiana, non si avvertono particolari fastidi. Per arrivare a questo tipo di conclusione è probabile che il paziente si sia sottoposto ad una visita medica generica o specialistica e che abbia già eseguito delle indagini diagnostiche.
La lombalgia notturna è un tipo particolare di lombalgia che può essere connessa alle diverse posizioni che si mantengono durante il riposo, al tipo di supporto (materasso più o meno rigido) oppure alla diverse funzioni metaboliche e biochimiche che si avviano durante le diverse fasi del sonno. E’ bene sapere che la scelta di un supporto adeguato per il riposo notturno è qualcosa di altamente soggettivo. Non esistono regole universali che possano indirizzare la scelta di un prodotto a discapito dell’altro. Ogni schiena è diversa e reagisce diversamente ai diversi materassi. La lombalgia notturna può talvolta essere associata all’infiammazione. Nei casi in cui il mal di schiena è in fase acuta, è assolutamente normale avere dolore notturno, in quanto i valori infiammatori sono alti e nella notte il sintomo infiammatorio si rende ancora più percepibile. In caso di dolore notturno cronico o comunque non legato ad un evento traumatico, il dolore può essere anche connesso a malattie autoimmuni e reumatiche come la spondiloartrite o artrite.
La lombalgia classificata come psicosomatica si identifica con dei disturbi originati da processi di origine psicologica come reazione ad eventi stressogeni. Oggi sappiamo che tutti gli eventi stressogeni, siano essi di origine traumatica, inerenti a caldo/freddo intensi, malattia, interventi chirurgici, rabbia, depressione, etc, etc.. fanno innalzare, all’interno dell’organismo, i livelli di cortisolo, un ormone che viene secreto a livello corticosurrenalico e che viene denominato come ormone dello stress. Questo perché la sua funzione è, tramite la mobilizzazione degli aminoacidi dai muscoli al fegato, di aumentare la produzione del glicogeno e di conseguenza, se da una parte impoverisce il muscolo, dall’altra aumenta la possibilità dell’organismo di lenire l’infiammazione. Il problema è che queste due attività sono esattamente opposte, quindi da un lato il corpo cerca di reagire allo stress utilizzando un ormone che produce maggiore glicogeno, dall’altra per fare questo impoverisce il muscolo e quindi genera dolore. Ecco perché lo stress è un meccanismo estremamente potente nella genesi del dolore lombalgico e il suo livello dev’essere sempre indagato per comprendere in che percentuale possa essere il responsabile del sintomo riportato.
Esiste un’ulteriore classificazione della lombalgia, propria del genere femminile che viene denominata lombalgia catameniale. È quel tipo di dolore lombare che insorge in corrispondenza del ciclo mestruale, in fase pre, durante e/o post. Il suo meccanismo è stato studiato e sembra che alla base esistano diversi processi legati all’ipervascolarizzazione della regione viscerale pelvica e alla secrezione estrogenica. Questo fenomeno fisiologico potrebbe arrecare uno squilibrio congestizio nella regione pelvica e generare dolore. Per quanto riguarda invece la componente ormonale, gli estrogeni hanno un effetto, soprattutto in fase puberale, di inibire l’attività di rimodellamento osseo, promuovendone l’accrescimento. Questo potrebbe generare, secondo ultimi studi, in fase adulta, dolori articolari diffusi.
La lombalgia e la sciatalgia, etimologicamente hanno due significati completamente diversi. La lombalgia è il dolore riferito alla regione lombare, il classico mal di schiena per intenderci. La sciatalgia è il dolore della regione di irradiazione dermatomerica del nervo sciatico o ischiatico che dir si voglia. Cosa significa? Il nervo sciatico è uno dei tanti nervi che sono presenti all’interno del nostro corpo. Il suo decorso è molto lungo, nasce dal plesso sacrale, un fascio di nervi che partono dalla quarta vertebra lombare fino alla terza vertebra sacrale, e si dirige attraverso i muscoli del comparto gluteo fino alla parte posteriore di coscia e gamba, per giungere fino al piede. Una sua sofferenza può generare diversi sintomi, che spaziano dall’alterazione della sensibilità cutanea ad un deficit di forza muscolare al dolore urente (bruciore). In questo caso è fondamentale sottoporsi dapprima ad un esame medico clinico, il quale grazie alla valutazione di alcuni test specifici riuscirà a formulare un’ipotesi di diagnosi che dovrà essere confermata dall’indagine radiodiagnostica.
Le cause della lombalgia possono essere diverse:
Le cause di dolore lombare che sono state elencate qui di seguito, sono di utilizzo esclusivamente didattico. In verità il dolore lombare non riguarda mai solo ed esclusivamente un ambito, traumatico o degenerativo che sia, ma molto spesso le cause tendono a sovrapporsi e a fare in modo che la generazione del sintomo sia il frutto di una compresenza di fattori predisponenti al mal di schiena.
Le patologie della colonna vertebrale possono essere classificate in patologie di ordine:
La categoria riguardante le patologie infiammatorie includono la spondilite anchilosante, la spondiloartrite nonché le patologie su base autoimmune e reumatologica (artrite reumatoide e artrite psoriasica). Per questa specifica sezione è importante riuscire a creare il percorso terapeutico più corretto, che includa il supporto farmacologico, medico e psicologico. Questo è necessario in quanto sono patologie con cui si convive per molto tempo e che quindi minano la stabilità psicofisica del paziente. I sintomi e i mezzi di diagnosi sono specifici e molto spesso includono analisi del sangue e indagini radio diagnostiche. Per questo genere di patologie l’esercizio fisico può migliorare il sintomo.
La categoria riguardante le patologie strutturali della colonna vertebrale comprende le alterazioni della morfologia della colonna, siano esse a livello delle vertebre (artrosi, uncoartrosi, osteofitosi, retrolistesi, anterolistesi, schisi vertebrali, stenosi del canale vertebrale, etc…) che a livello dei dischi intervertebrali (protrusioni del disco, ernie del disco, discopatie, etc..). All’interno di questa sezione trovano parte anche patologie che colpiscono l’intero sistema della colonna vertebrale e mi riferisco alle scoliosi, iper o ipo cifosi, e iper o ipo lordosi. Questi possono essere solo atteggiamenti posturali dettati, ad esempio, da una vita sedentaria, oppure veri e propri dismorfismi consolidati in fase adolescenziale a causa di disfunzioni dei recettori posturali non correttamente intercettati (piede valgo, varo, mal occlusione della bocca, convergenza oculare non corretta, etc….). Anche in questo caso il corretto inquadramento del problema e del suo contesto sono fondamentali per una gestione terapeutica mirata e precisa.
I problemi di ordine oncologico sono quelli che richiedono ovviamente un’attenzione maggiore, in quanto, purtroppo, possono coinvolgere altri sistemi e apparati e di conseguenza necessitano di una sorveglianza medica continua e specifica.
La sezione riguardante le affezioni a probabile origine genetica includono malattie come quella di Scheuermann connessa all’osteocondrosi dissecante e all’ipercifosi dorsale.
All’età di 40-50 anni i cicli mestruali di solito diventano irregolari, molti anaovulatori, e nel giro di alcuni mesi o di qualche anno, cessano del tutto. Questa fase della vita durante la quale i cicli mestruali cessano e la secrezione degli ormoni sessuali cala rapidamente quasi a zero, costituisce la menopausa.
Durante la menopausa la donna deve adattarsi, in quanto si passa da una condizione nella quale l’organismo è stato sottoposto all’azione fisiologica degli estrogeni e del progesterone, ad una situazione in cui questi ormoni non sono più presenti.
La mancanza di estrogeni provoca diversi sintomi, vampate di calore, affaticabilità, ansietà e diminuzione della resistenza e della calcificazione delle ossa. Si può comprendere facilmente che non esista una lombalgia della menopausa, ovviamente, bensì la cessazione ormonale, come detto in precedenza può generare osteoporosi e osteopenia che colpiscono ovviamente anche la colonna vertebrale. Un impoverimento della matrice ossea e strutturale della colonna associata a sedentarietà può coadiuvare un processo degenerativo che in futuro potrebbe generare i sintomi del mal di schiena. L’esercizio fisico costante diminuisce le probabilità che si instauri questo circolo vizioso.
Durante la gravidanza la placenta forma grandi quantità di gonadotropina corionica, estrogeni, progesterone, e somatomammotropina corionica. Sono tutti fondamentali affinché tutto proceda normalmente. La funzione degli estrogeni, in particolare, oltre a promuovere la crescita dell’utero e delle mammelle, è quella di rendere i legamenti pelvici meno rigidi in modo che le articolazioni sacro iliache siano più mobili e e la sinfisi pubica acquisti elasticità. Queste modificazioni renderanno più agevole il passaggio del feto nel canale del parto. La struttura del bacino diventa meno forte e più malleabile, quindi è necessario che i muscoli siano in armonia con questi cambiamenti e che siano pronti a sostenere ancor di più la colonna vertebrale e tutto il complesso pelvico.
I sintomi del mal di schiena sono differenti e variano in base alle caratteristiche che presenta la lombalgia. Può essere un dolore sordo e costante, oppure molto acuto. Può irradiarsi sulla regione inguinale oppure rimanere circoscritto alla regione vertebrale. Può essere un dolore urente (bruciore) oppure presentarsi in modo trafittivo (fitte). Ogni tipo di sintomo può essere un tassello importante per riuscire ad identificare il problema lombare.
Con il termine “sciatica” o sciatalgia, si intende un dolore che pervade il territorio di innervazione e passaggio del nervo sciatico, identificabile con la regione postero-anteriore di coscia, e anteriore di gamba. Anche in questo caso il sintomo, a seconda della causa del mal di schiena può essere di diverse tipologie.
Riuscire a rispondere alla domanda “quanto dura la lombalgia” è davvero difficile. Una lombalgia con insorgenza acuta potrebbe avere un decorso di risoluzione del dolore abbastanza rapido (qualche giorno di fase acuta e qualche settimana di fase sub acuta). Una risoluzione completa del dolore si raggiunge quando si risolve lo stato infiammatorio della regione dolente e nel momento in cui si ripristina una corretta armonia articolare e muscolare tale da mantenere i corretti rapporti muscolo scheletrici della colonna vertebrale. Questo tempo è variabile ed è condizionato da diversi fattori, come per esempio dall’utilizzo di terapia farmacologica oppure dall’età del soggetto.
Le terapie per il mal di schiena spaziano dall’ambito conservativo (fisioterapia, terapia strumentale come tecarterapia e l’elettroterapia antalgica TENS, osteopatia, ginnastica, etc..) a quello infiltrativo (mini invasivo) e chirurgico (invasivo). L’indicazione dei diversi approcci è data dalla valutazione medica clinica, che, in base ai parametri che configurano la lombalgia, riuscirà a redigere il giusto progetto riabilitativo.
È altamente probabile che i diversi approcci terapeutici possano essere seguiti anche in modo trasversale, in una lombalgia in fase acuta per esempio, può essere necessario un intervento infiltrativo per poi passare a un approccio fisioterapico o basato sulla ginnastica.
Per tutti gli interessati, a tal proposito, vi invitiamo a leggere un nostro articolo di approfondimento dedicato a comprendere e spiegare a come eliminare il dolore alla schiena, definito con il sintomo della Lombalgia, a mezzo della ginnastica posturale Pancafit®.
I trattamenti farmacologici che si utilizzano per gestire i sintomi della lombalgia possono essere di tipo antinfiammatorio, analgesico o miorilassante. Entrambi devono essere concepiti come uno step nel percorso di risoluzione del problema, e non come unica terapia da intraprendere. Il medico o il farmacista di fiducia possono prescrivere e consigliare la giusta terapia farmacologica a seconda delle caratteristiche della lombalgia.
Le linee guida sulla lombalgia elaborata dalla SIOT (società italiana di ortopedia e traumatologia) indicano l’esercizio fisico moderato come uno dei possibili approcci per la gestione del dolore lombare. In verità attualmente non esiste alcun approccio che sia certificato e garantito come risolutore della lombalgia al 100%. Ma in medicina questa certezza esiste in poche branche. Ancora una volta, per cercare di ridurre al minimo la probabilità di seguire dei percorsi di ginnastica non corretti o dannosi, è importante identificare bene il problema, se necessario con valutazione mediche e radiodiagnostiche ed impostare un corretto percorso terapeutico.
In caso di lombalgia in fase acuta, si preferirà adottare delle posture specifiche da mantenere nel tempo e, grazie all’utilizzo della respirazione, cercare di rilassare la regione lombare. In una fase in cui invece il dolore è ridotto, ma presente, possono essere eseguiti esercizi che, a seconda del parametro debilitato (mobilità, forza, coordinazione muscolare, propriocezione, controllo, etc,…) mirino a ripristinare un’armonia muscolare e articolare. È molto conosciuta la ginnastica posturale o lo yoga, lo stretching. Sono esercizi diversi, che hanno un’azione e obiettivi diversi ma sempre rivolti alla risoluzione del sintomo dolore.
Tags: Artrosi, Esercizi per il benessere
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