Home > Approfondimenti > Patologie -> Tendinite al polso: la sindrome di Dequervain
La sindrome di De Quervain o anche denominata tenosinovite di De Quervain, è la più frequente delle lesioni da sovraccarico che interessano il polso; compare spesso in individui che usano normalmente una presa di forza associata a un’inclinazione ulnare del polso (come nel servizio del tennis). La lesione avviene per un’infiammazione intorno alla guaina tendinea dell’abduttore lungo del pollice e dell’estensore breve del pollice nel primo compartimento dorsale. Per comprendere bene la regione interessata, siamo in quello spazio anatomico compreso fra la base del pollice e la fine del polso.
I sintomi tipici sono il dolore e la dolorabilità localizzati sulla faccia radiale del polso (sopra il primo compartimento dal lato dorsale). Come sempre è fondamentale sottoporsi ad un’attenta valutazione clinica che riesca anche ad escludere elementi di diagnosi differenziale. Molto spesso il dolore in quella regione può anche essere sintomo di:
Il test di Finkelstein permette la diagnosi di tenosinovite di de Quervain. Con questo test si provoca uno stress sull’abduttore lungo del pollice e sull’estensore breve del pollice ponendo il pollice nel palmo della mano chiusa a pugno e poi deviando ulnarmente (verso il basso) il polso. Un de Quervain modesto si può presentare con il solo dolore all’estensione contro resistenza della metacarpo falangea del pollice.
Le cause possono essere molteplici, si sviluppa soprattutto in persone che svolgono attività lavorative o sportive che prevedono movimenti ripetitivi del polso (pesisti, canottieri, tennisti, sciatori di fondo), ma anche attività come spalare o rastrellare possono essere alla base del meccanismo degenerativo.
Il trattamento conservativo del morbo di De Quervain prevede l’utilizzo di bendaggio o tutore che abbia l’obiettivo di immobilizzare i tendini del primo spazio dorsale. Viene utilizzato un bendaggio o, in base all’agio del paziente, un’ortesi (apparecchio correttivo) modellata su misura. L’ortesi o il bendaggio mantengono il polso a 15-20° di estensione e il pollice a 30° di abduzione radiale e palmare. La interfalangea viene lasciata libera e viene incoraggiato il movimento dell’articolazione. Il paziente indossa lo splint (stecca) di giorno per le prime 2 settimane e di notte fino a 6- 8 settimane: possono essere tenuti anche più a lungo, a seconda della risposta al trattamento.
Può essere rimosso durante il giorno se i sintomi lo consentono e le attività quotidiane vengono riprese gradualmente. Anche le attività lavorative vengono autorizzate gradualmente.
In una fase successiva all’immobilizzazione, quindi qualche giorno dopo, può essere intrapreso questo percorso terapeutico che prevede diversi rimedi, tra cui:
La terapia per il morbo di de quervain prevede che esistano diversi step da cui poter iniziare il trattamento, a seconda del grado di infiammazione dei tessuti, del dolore, del tempo di insorgenza e dal grado di impotenza funzionale del segmento doloroso. Iniziare con l’immobilizzazione o direttamente con la fisioterapia è una scelta clinica che il medico specialista o il fisioterapista conducono in base ai sintomi e segni riportati. In tutti i casi, l’approccio fisioterapico, inteso come mobilità attiva e passiva è fondamentale per evitare recidive del problema.
La fisioterapia per la sindrome di De Quervain, si pone l’obiettivo, inizialmente, di contenere la regione dolorosa (tramite bendaggio o tutore) in modo tale da ridurre il grado di infiammazione. In questo momento, terapie come la tecar, ad esempio, possono essere utili per accelerare il recupero e diminuire il grado di infiammazione. Una volta ridotto il grado di infiammazione, lo step successivo riguarderà il ripristino del corretto range di movimento articolare, grazie ad interventi di mobilizzazione passiva e attiva. In questo caso l’attenzione è rivolta non solo al polso, ma anche al gomito e alla spalla, che sicuramente avranno mantenuto degli atteggiamenti viziati causati dal dolore del carpo. Per mantenere nel tempo gli effetti correttivi del percorso terapeutico può essere utile utilizzare il taping neuro muscolare, in grado di fornire degli stimoli a livello della cute per mantenere un microcircolo locale ottimale e accelerare la riduzione dell’infiammazione.
Gli esercizi per la tendinite di De Quervain hanno l’obiettivo di ripristinare il range di movimento del polso in tutte le sue direzioni. Una volta che questo traguardo viene raggiunto, si utilizzeranno esercizi contro resistenza per ripristinare l’armonia muscolare persa durante il periodo di immobilizzazione e dolore. Gli esercizi dovranno prendere in considerazione tutti i comparti dell’avambraccio, dorsale e palmare, e associare i movimenti alle diverse posizioni della spalla e del gomito. Questo è fondamentale per riuscire ad utilizzare il polso a 360 gradi senza limitazione alcuna.
Una riduzione non soddisfacente dei sintomi o la loro persistenza richiede una decompressione chirurgica. L’intervento chirurgico, prevede che vengano eseguite circa 6 settimane di terapia post intervento. Nei primi due giorni, il polso è immobilizzato e saranno concessi solo i movimenti per pollice. Dopo i primi due giorni e fino a due settimane, si eseguono esercizi di mobilizzazione attiva e passiva e trattamento della cicatrice. Dopo le due settimane si eseguono movimenti di rinforzo concentrici ed eccentrici per ritornare alle normali attività.
Il tutore per la tendinite di de Quervain è consigliato soprattutto nella prima fase acuta. In questo caso, lo scopo del tutore è quello di ridurre e controllare la mobilità del polso, in modo tale da limitare i movimenti che possono peggiorare la condizione infiammatoria esistente. Ovviamente il tutore non rappresenta un rimedio curativo per la tenosinovite di De Quervain ma piuttosto un modo per contenere e arginare un problema, in modo tale da riuscire, una volta ridotta l’infiammazione, ad attivare il percorso terapeutico di ripristino della mobilità e della forza muscolare.
Come al solito i tempi di guarigione sono molto variabili e dipendono da molti fattori, da quanto tempo esistono i sintomi, quando sono insorti, in seguito a che cosa, etc, etc…In tutti e due i casi, sia che si affronti il percorso terapeutico conservativo o l’intervento chirurgico, i tempi si estendono per almeno 4-8 settimane.
Tags: Artrosi
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